Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a distanza di due mesi, ha risposto alla nostra interrogazione (leggi il testo) riguardante la chiusura del cementificio di Scafa (Pescara), inaspettatamente anticipata da Italcementi al 31 gennaio 2014.
Il nostro interesse era quello di conoscere l’intenzione o meno del Governo di adottare misure idonee a salvaguardare i 60 posti di lavoro a rischio e ricevere anche conto dell’assegnazione di 50 milioni di euro di fondi pubblici alla ditta Toto Costruzioni Generali Spa per la realizzazione di un nuovo cementificio nella vicina zona di Bussi, in assoluta contraddizione con la situazione di crisi profonda dell’intero settore edilizio, posta dalla stessa Italcementi all’origine della chiusura del suo impianto di Scafa.
Quella del Ministero si rivela una risposta insoddisfacente dal momento che non solo non contiene alcuna informazione in merito al controverso utilizzo di fondi pubblici per il nuovo (ed inquinante) cementificio di Bussi, ma omette anche di riferire quali iniziative saranno concretamente intraprese dal Governo per un rilancio occupazionale eco-sostenibile della zona.