Dopo nove anni e mezzo di parlamento è ora di dire basta. Già da lungo tempo avevo deciso di non ricandidarmi per tornare al 100 cento alla mia professione di avvocato e riprendere, con il vigore che mi ha contraddistinto in parlamento, ad occuparmi dei casi di malasanità che infestano il nostro Paese.
Ho iniziato l’attività parlamentare con il discorso per ribadire il ‘no’ del Movimento 5 Stelle al governo Letta, quello dell’accordo Pd-Forza Italia – prosegue il deputato -. Ho continuato a ribadire, sempre come parlamentare del Movimento 5 Stelle, il mio ‘no’ e l’opposizione al Governo Renzi. Ho terminato la mia avvenuta affermando la mia netta contrarietà al governo Draghi. Espulso dal Movimento 5 stelle per la mia posizione, alla fine si è dimostrato che avevo ragione. Come Alternativa abbiamo portato avanti una battaglia senza sconti a questo governo. Una battaglia contro una norma discriminatoria ed irrazionale come il green pass o la battaglia contro un’azione di co-belligeranza nella guerra Russia-Ucraina”. “Nei miei temi ho continuato a battagliare in commissione giustizia contro le riforme Cartabia: la pessima riforma del processo penale, con l’improcedibilità che sarà una tagliola per migliaia e migliaia di processi – aggiunge Colletti – una riforma del Csm che favorirà correnti dei magistrati ed il controllo dei partiti sulla magistratura, una riforma del processo civile che servirà esclusivamente a limitare i diritti delle persone aumentando i costi di accesso alla giustizia. Ho cercato di migliorare, a beneficio delle vittime della sanità, una legge Gelli-Bianco scritta con i piedi ma, ahimè, il mio era l’unico gruppo politico che non si è lasciato incantare dagli interessi delle compagnie di assicurazione.
In questi nove anni e mezzo ho seguito la mia coscienza e l’interesse pubblico e posso tranquillamente andare in giro a testa alta. Se possibile aiuterò ancora, dall’esterno, coloro che si daranno da fare per il bene dell’Italia e degli italiani, ma è giusto che certe posizioni parlamentari vengano occupate da altri. Dieci anni in parlamento sono tanti, per alcuni sono anche troppi. Perché in troppi – conclude il deputato abruzzese – hanno perso contatto con la realtà.